A causa del Coronavirus e della successiva quarantena, abbiamo dovuto mettere in stand-by le nostre attività culturali. In stand-by, non cancellate, perché riprenderemo a portare avanti i nostri progetti non appena l'emergenza sanitaria si sarà interrotta definitivamente.
Nel frattempo, continuiamo a consegnare ai detenuti di Scrittura creativa e di Filosofia i romanzi da leggeri e loro preparano i loro commenti. E' già tutto questo scambio è meraviglioso e noi siamo orgogliose dell'impegno che ci stanno mettendo i ragazzi.
Ma ora veniamo a noi!
Qualche settimana fa, un grande amico della Bottega Volante, Luca (un ragazzo che abbiamo conosciuto dentro ma che continuiamo a frequentare ora che è fuori perché ha deciso di leggere ancora di più e di aiutarci nelle nostre divulgazioni sull'importanza della lettura, sulla scoperta delle conseguenze dei comportamenti illeciti e della vita detentiva, a scuola) mi ha chiesto se potevo inviargli un commento del romanzo che mi aveva regalato a Natale. La cosa mi ha fatto un po' sorridere. "Io che scrivo il commento?" Sono ormai tre anni che sprono a scrivere, ascolto e condivido i commenti di altre persone, dei ragazzi del progetto, e tante volte mi sono chiesta se sarei stata in grado di scrivere anche io un commento a uno dei romanzi letti arrivando a toccare la stessa profondità a cui arrivano loro. Ma, onestamente, per tutta una serie di motivi, tra cui anche gli inevitabili troppi impegni della vita di oggigiorno, non mi sono mai messa davanti a un romanzo terminato cercando di ripescarne le emozioni e le sensazioni scaturite in me.
Ho accettato la richiesta di Luca e così ho scritto il commento a In viaggio con Erodoto di Kapuscinski, questo il libro che mi ha regalato Luca a Natale. Successivamente anche Katia ha scritto il commento al romanzo che Luca le aveva regalato e lo condivideremo nei prossimi giorni.
Oggi iniziamo con il mio ma vorremmo invitarvi a seguire il nostro esempio raccontandoci il romanzo che state leggendo/avete letto in quarantena. Vi andrebbe?
Su facebook, da settimane, gira una sorta di "sfida" in cui molte persone si sono cimentate condividendo la copertina di alcuni romanzi apprezzati particolarmente. Noi vi chiediamo di fare un passo avanti perché, secondo noi, trovare il tempo per scrivere un commento a un romanzo, svelando i punti e i motivi per cui una storia vi ha toccato nel profondo è davvero una sfida. Avete voglia di buttarvi anche voi?
In viaggio con Erodoto di Kapuscinsky
Commento di Eletta Revelli
Mi trovo davanti a questo foglio bianco e mi viene un po’ da ridere: Luca sta aspettando il mio commento del libro che mi ha regalato a Natale. Sembra si siano invertiti i ruoli. Di solito sono io ad aspettare.
Certo potrei fare tutt’altro, soprattutto oggi che è Pasqua ma sappiamo tutti che si tratta di una Pasqua molto particolare; ho portato a compimento tutti i miei impegni quotidiani per non andare fuori di testa e ora, non essendoci più il sole, non posso mettermi alla finestra a leggere e quindi mi dedico a Erodoto. Però mi emoziona che Luca mi abbia chiesto la mia opinione scritta sul libro per cui lo faccio volentieri.
Che dire di questo libro? Comincerei con un piccolo dispiacere: l’anno scorso avevo letto Ebano dello stesso autore e, oltre alla bellezza del racconto e degli ambienti descritti, ero rimasta profondamente colpita ed ammaliata dal suo scrivere. Era quel modo che riesce a rapirmi e che mi induce alla fine a concludere le ultime parole con un profondo senso di rammarico. Perché non vorrei chiudere quel romanzo, sono alla rincorsa verso la fine della storia ma poi tentenno, non voglio! Ebano è stato scritto nel 1998. Leggendo Il viaggio con Erodoto, libro che ho comunque molto apprezzato, non ho provato spesso quella stessa sensazione e avevo ritenuto fosse dovuto a una precedente pubblicazione, a uno scrittore ancora in fase di elaborazione e crescita personale e professionale. E invece mi sbagliavo: In viaggio con Erodoto è del 2004! Così mi sono fatta un’idea, ovviamente tutta mia, non voglio neanche smentirla o confermarla. Ritengo che questa assenza della musicalità strepitosa del precedente libro sia dovuto alla tanta, tantissima, presenza delle parole di Erodoto, tratte dal suo libro Storie, parole importanti, come ci spiega la stesso Kapuscinsky, ma per le mie orecchie non così melodiose come quelle dell’autore polacco.
Cosa c’entra dunque Erodoto, uomo greco del V secolo a.C. con un reporter europeo del XX secolo? Quasi 2500 anni separano l’uno dall’altro, eppure Kapuscinsky porta con sé, in tutti i suoi viaggi da “giornalista sul campo”, il libro dello storico greco. Egli lo considera il primo e il più grande reporter di tutti i tempi e vuole leggere e rileggere le sue Storie per apprendere quanto più possibile sulla difficile arte di viaggiare osservando diverse popolazioni. Diverse perché, nonostante si stia parlando di un’epoca così lontana da noi, di un’epoca in cui difficilmente si conoscevano le altre genti rispetto alle proprie, in cui io conoscevo soltanto il mio vicino di villaggio al di là del quale per me era tutto solo un grande mistero, Erodoto capisce che l’aspetto più importante della vita dell’essere umano è la diversità. Il nostro essere differenti in fatto di aspetto fisico, abbigliamento, tradizioni, culture e linguaggio. Eppure è solo andando alla ricerca di questa diversità e mettendola insieme pezzo dopo pezzo, come se stesse realizzando un puzzle, che Erodoto capisce l’essenza umana, la sua e quella degli altri.
Un libro che ti consiglio, Luca. Forse, come dicevo all’inizio, ci sono dei momenti un po’ noiosi in cui le parole arcaiche di Erodoto non hanno reso fluida la mia lettura, soprattutto quando racconta delle fitte e intrecciate relazioni tra i vari personaggi del passato di cui io, ahimé, non ricordo più nulla, ma vale la pena leggerlo per vedere, ancora una volta, le orme coraggiose del reporter polacco che attraversano il mondo alla ricerca di storie di raccontare. Soprattutto tu che ami tanto la Cina, c’è tutta una parte dedicata alla grande dittatura, al paese i cui abitanti hanno imparato a camuffare le emozioni trasformando il loro volto in qualcosa di granitico e impassibile. Retaggio del comunismo di Mao quando nessuno poteva permettersi di dire la verità, se questa si discostava da quella del dittatore. Leggilo Luca, perché è comunque è un’idea geniale quella di farci viaggiare nel tempo, oscillando tra il il IV secolo a.C. e gli anni 60-70-80, e nello spazio, spostandoci tra l’estremo oriente e il grande continente africano.
Ringrazio Katia Trinca Colonel e Luca Capitanio per questa grande occasione che mi hanno dato di poter scrivere la mia opinione sul romanzo, sperando interessi a qualcuno davvero. :-D
ciao
Eletta