Nuova settimana di questo strano, stranissimo 2020, nuovo commento su un romanzo da parte di un lettore libro.
Come saprete, il progetto I Classici dentro e fuori il Bassone è ancora fermo perché non ci è possibile ricominciare in carcere neppure organizzare eventi in Feltrinelli. Tuttavia alcuni tra voi hanno deciso di inviarci i loro pensieri riguardo a un romanzo letto durante la quarantena.
Questa volta il commento ci sta davvero a cuore!
E' stato scritto da un ragazzo (V.S.) che ha partecipato a I Classici dentro e fuori e ora è agli arresti domiciliari. La storia di come questo romanzo è arrivato nelle sue mani ve la vogliamo raccontare: la casa editrice Iperborea ci regalò due anni fa numerosi romanzi stampati da loro. Uno di questi in particolare aveva molto colpito Eletta che lo ha letto l'estate scorsa e, mentre lo leggeva, le era capitato di pensare tantissimo a V.S. per una serie di motivi che capirete leggendo il suo commento.
Così comprò una copia e gliela inviò per Natale. Durante la quarantena, V.S. ha inviato a Eletta il suo meraviglioso commento di cui pubblichiamo di seguito un estratto, essendo l'originale lungo 8 pagine.
Rimaniamo in attesa di altri vostri commenti e leggete il romanzo di cui V.S. vi parla perché ne vale davvero la pena!
NON MI CHIAMO MIRIAM di Majgull Axelsson
Comincio con il dire che è il libro emotivamente più commovente e uno dei più belli che abbia mai letto.
Non saprei da dove cominciare per descrivere tutte le emozioni che mi ha suscitato questa storia. Non nascondo che nel corso della lettura più di una volta ho pensato di non continuare, per la compassione e la rabbia che provavo nella storia di questa povera bambina, Malika.
(...)
Con questa storia la scrittrice si è posta il compito di farci mettere nella posizione di Malika o quando meno di riflettere chiedendoci "perché?"
Perché tutti noi abbiamo fratelli, sorelle, figli, nipoti, etc.
E se fosse capitato a noi? o ancora peggio alle nostre sorelle o figli? Solo perché per qualcuno essere una ragazzina Rom era un crimine da pagare con la vita ....
Per me è stato inevitabile pensare a tutto questo, forse anche perché ho una sorella e un figlio dell'età di Malike e del piccolo Didì. E che probabilmente se fossimo nati per sfortuna in quel periodo avremmo fatto anche noi quella fine.
(...)
Ma se ci pensiamo bene, Malika, prima del suo calvario, era una ragazzina che non capiva cosa stava accadendo, della politica, di cosa fosse l'odio razziale. Era semplicemente una normalissima ragazzina, con la spensieratezza di ogni altra bambina di ogni etnia, colore o religione. Ma con l'unica colpa di essere nata Rom. E scoprirà che "Rom" è sinonimo di paura, disprezzo e odio, non solo da parte dei razzisti.
Penso anche che quasi tutti nella nostra vita abbiamo provato i pregiudizi sulla nostra pelle. A me, per esperienza personale essendo Rom, quando ho letto questo libro, mi è venuto in mente di quando anche io da bambino ho fatto i conti con i pregiudizi da parte di altri bambini. In quelle situazioni, a quella età, il senso di disagio e rabbia sono le emozioni primarie, per questo e per la paura di non essere accettato, tanti di noi nascondono di essere rom.
(...)
In conclusione penso sia opportuno ringraziare la scrittrice a nome del popolo Rom nel raccontare il massacro perpetrato verso i Rom che tante volte passa in secondo piano e rischia di essere dimenticato. Con tutto il rispetto per gli Ebrei e tutte le altre vittime, che bisogna sempre ricordare e omaggiare.
Ma finché ci saranno testimonianze come questo libro, anche se è solo una goccia nel mare, però anche una piccola e semplice goccia quando cade, crea delle onde che si propagano. Sperando che possano almeno sfiorare la coscienza e il pensiero di quanti più possibile.
Estratto del commento di V.S. 2020