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COMMENTI DA QUARANTENA 3

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Continuano ad arrivare i vostri commenti su un libro letto durante la quarantena  e per questo vi siamo molto grati. Ci piace che abbiate capito lo spirito di questa nostra iniziativa che cerca di avvicinare ancora una volta il "dentro" con il "fuori".

Avete un romanzo che ci volete raccontare? Scriveteci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Oggi portiamo alla vostra attenzione il commento di Max Pini, grande sostenitore del progetto I Classici dentro e fuori il Bassone. 

 

IN MEZZO AL MARE – SETTE ATTI COMICI di Mattia Torre

Ho chiuso il libro e ho ripensato al suo autore Mattia Torre. Ci sono autori che credi ti accompagnino per tutta la vita – che li cerchi e loro son sempre lì, si distanziano da te ma poi ritornano.
Mi era già successo con Sclavi, Lansdale, Palahniuk, Serra e mi è successo con Mattia Torre.
Con Mattia ci siamo incrociati diverse volte, i lavori con Valerio Aprea e Giacomo Ciarrapico, la serie Boris, poi diventata anche un film. Non ero fanatico ma stimavo. La prima versione di In mezzo al mare, atti e non racconti. Poi la collaborazione con Valerio Mastrandrea che lui descrive come uno con i piedi piantati per terra; cosa che per altro condivido in pieno; Alessandra si sta guardando proprio Figli, con Mastrandrea e la Cortellesi (donna sovraesposta ma che ho sempre apprezzato), sceneggiatura di Mattia, uscito un po’ dopo, quest’anno. Poi dico del dopo.
Poi c’è Gola è questo (monologo) è stato un coupe de foudre – la facemmo al Gloria in uno show cooking con Peppino Luvrano e Vito Pagliarulo, lo sentii riletto da Fiorella Mannoia, poi da Valerio Mastrandrea; me lo sono sbobinato in tutte le sue versioni l’ho messo in un Kitchen Cabaret.
Poi la collaborazione con Serena Dandini (che seguo dalla TV delle ragazze) in Parla con me. Insomma a me piace Mattia Torre, lo leggo e lo rileggo, mi aspetto un altro monologo e poi un altro e un altro ancora. Sarà perché ci dividono pochi anni di differenza, sarà per la sua magrezza, quel suo modo di sorridere composto. Sarà perché tento (miseramente) di seguire la sua scrittura essenziale, calibratissima.
Mattia era un talento, un talento che allo spettacolo italiano era indispensabile, se ne è andato lo scorso anno – di una malattia della quale lui stesso aveva cercato di riderne nella serie la linea verticale.
Ma io lo cerco ancora e me lo ritrovo in questi setti atti (non racconti) comici, sette racconti per una voce sola, lineari, come mi sono sempre piaciuti i racconti, storie di dissonanze tipiche della natura umana, in cui io (o noi, voi) riusciamo a identificarci, poco o tanto. Perchè Mattia Torre fa la misura, fa la fotografia, reinventa sempre il teatro del mondo; ma attenzione senza compassione, ma con in fondo una bella risata.
Mi mancherà.

Max Pini

 

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