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COMMENTI DA QUARANTENA 4

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Per la nostra rassegna i Commenti da quarantena, questa settimana condividiamo con voi il contributo di Francesco Danelli, che ringraziamo sia per il commento che per il disegno, che ci parla del romanzo Pastorale americana di Philip Roth. 

Cogliamo l'occasione per ricordarvi che se avete un romanzo che ci volete raccontare, scriveteci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

PASTORALE AMERICANA - di Philip Roth 

Con Pastorale Americana, Philip Roth ci fa entrare in una realtà americana che assomiglia molto alla realtà italiana degli anni del dopoguerra, dagli anni del boom economico, fino alla fine degli anni ottanta, quantomeno nel milanese.
Mi ricordo benissimo, per quanto mi riguarda dalla fine degli anni cinquanta, del fermento che muoveva la società del dopoguerra. Nella continua ricerca del guadagno, tutti cercavano di diventare imprenditori.

É un romanzo che fa una analisi profonda non solo dei personaggi ma anche della storia degli Stati Uniti d'America nel corso del novecento.
Mette in evidenza l'incapacità degli uomini di levare la propria maschera senza perdere forza e concretezza. Uno spaccato della vita degli anni sessanta/settanta che mostra le illusioni e le speranza, da diversi punti di vista, in un mondo irrealizzabile.

Sono poi da rilevare e prendere in considerazione la disquisizioni su religione e fede politica.
Hanno pienamente ragione di esistere in quanto trascendentali ed esoteriche.
Può essere giustificato un senso di appartenenza che consenta di seguirne le manifestazioni pubbliche, però, quando acquistano un carattere razzista, non possono essere tollerate.
Abbiamo avuto un secolo di contrasto tra l'ideologia socialista e quella capitalista.
Per non so quale caso del destino o, forse, per una serie di ragionamenti e di rilevazioni, sembra che si abbia voluto accantonare questa separazione dell'umanità. Se ci guardiamo attorno però ci sono ancora centinaia di distinzioni razziste. Dalle logge religiose a quelle nazionali e quelle di distinzione del colore della pelle o, addirittura, a quelle del modo di vestire o del modo di parlare.
Senza considerare le logge economiche.
Fa parte della natura umana? Forse si. Però ricordiamoci che più facilmente nascerò a Como da una famiglia cattolica e sarò italiano, a Ryiad da una famiglia mussulmana e sarò arabo, a Brighton da una famiglia anglicana e sarò inglese, a New Dehly da una famiglia di no so di quale religione ma sarò indiano.
Dovremmo considerare che il mondo è una palla rotonda e tutti ci siamo aggrappati se non ci spingiamo via gli uni gli altri e ci aiutiamo a bere un po' d'acqua e mangiare qualcosa ogni tanto.
Dovremo ragionare ciascuno con la propria testa e ricordarsi che abbiamo tutti lo stesso diritto di vivere (purtroppo anche quelli che non la pensano come noi).
Ci riusciremo?

di Francesco Danelli

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