Illustrazione di SAURO CIANTINI
Biografia - Sauro Ciantini è autore di strisce umoristiche, copywriter e art director pubblicitario free lance, illustratore ed autore di spot animati. Ha lavorato per la pubblicità, per l’editoria, la moda, e per la televisione (Rai Uno, Rai Due, MTV Italia). Ha pubblicato libri a fumetti e libri gialli.
Estratti dai commenti dei detenuti - edizione 2019 del progetto I Classici dentro e fuori il Bassone
Breve trama - clicca per accedere alla trama del libro.
“(...) al di là di tutti gli argomenti trattati, il libro non solo racconta, anzi dà anche delle risposte a domande essenziali: da dove arrivano i giudizi e i pregiudizi che un po' tutti noi abbiamo? Da dove arrivano certi comportamenti? Insomma da dove arriva tutto ciò che siamo, tutto ciò che pensiamo, quando diventiamo maturi? Qual è l'origine di tutte le domande e risposte che non abbiamo sempre. Questo libro mi risponde in ogni sua pagina e si trova nella parola famiglia, perché, ahimè, condizionano tutta la nostra vita. Anche se con il passare del tempo la società, le circostanze ci condizionano, ma io credo che ognuno di noi nella vita sia in qualche maniera “lo specchio” della famiglia d'origine.
Atticus fa crescere i suoi figli condividendo tutte le vicende della sua vita e della sua famiglia, dialogando con loro e rispondendo a tutte le loro domande, facendogli capire che a volte non abbiamo risposte, perché nessuno ci ha insegnato a fare le domande giuste.
Qualcuno diceva che tutti i pregiudizi che abbiamo nei confronti di quelli che pensiamo che sono diversi da noi, vengono dal fatto che non siamo consapevoli che noi non viviamo solo il nostro tempo, ma ci portiamo dietro anche la storia dell'universo. Forse non tutti sappiamo, almeno così dicono le ricerche e gli scienziati, che dicono che le prime forme di vita sono state trovate in Africa? Che alla fine siamo tutti neri, ma lo nascondiamo persino a noi stessi.”
(Cit.M.D. 2018)
“Secondo me, finché il mondo e le persone che lo compongono non faticano per sviluppare una coscienza individuale basata sull'esistenza dell'essere umano e destinata a conformarsi a una coscienza collettiva che lo guiderà, finiranno per non avere la sensibilità dell'olfatto, di distinguere le nuance dei sette colori principali, avere un pensiero proprio.
(…) Alla fine la meravigliosa bambina si trasforma diventando un seme, il seme della speranza. Nell'arco di un anno non cresce fisicamente e la scrittrice per paura di confonderci la lascia sempre tale e quale. In un momento anche lei per compiacere la zia si mette la veste da signorina, ma è la zia stessa che nelle ultime righe le consegna la tuta, perché lei è pura così quasi selvaggia come la verità, delicata come l'amore di suo padre per i suoi bambini e il mondo che lo circonda.
Il non conoscere ci porterà sempre ad avere paura dell'ignoto come gli stessi attori principali hanno paura di Boo Radley (…). Il sapere rende liberi ma è pure faticoso, ma quello che può portarci a scontrarci è esprimere e dire la verità scomoda. In due parole questo libro parla a ognuno di noi, ad ogni nostra cellula. Non c'è crimine più grande che uno può commettere contro se stesso nel crescere e morire ignorante, stare nella convinzione che sono migliore dell'altro ma evitare di guardare in faccia chi crediamo che sia meglio di noi, o peggio ancora cercando di emularlo senza cambiare o evolvere dentro di noi.”
(cit. A.X. 2019)
“Un'altra figura importante e significativa è proprio Atticus, il padre. Di professione avvocato, uomo colto, istruito, il quale insegna ai figli i valori, e la giustizia morale prima di tutto! Di difendere e preservare i propri ideali, ma senza ricorrere alla violenza, soprattutto a Scout, la quale ha un'attitudine spesso e volentieri manesca quando qualcuno la provoca.
Una lezione di vita che il padre gli dà è mandarli dalla signora Doubose per un mese, ogni giorno, per un paio di ore, a leggere dei libri ad alta voce. Una signora anziana molto malata, dipendente dalla morfina per alleviare i suoi dolori, ma molto arrogante a volte spregevole, con un carattere scontroso molto duro, sempre pronta a giudicare gli altri. Ma che dopo la morte di questa signora, capiranno una lezione importante: non giudicare dalle apparenze e rispettare le opinioni altrui anche se diverse dalle proprie. Capendo anche che alla fin fine anche questa signora dall'apparenza così dura e scontrosa ha un cuore, regalando un bellissimo fiore a Jem o meglio facendoglielo recapitare dopo la sua morte come segno di pace.
Poi c'è Boo Radley, questo personaggio emblematico, quasi spettrale, rintanato nella sua casa come fosse una prigione, temuto e considerato come un mostro. Ma che poi si dimostra il vero eroe di questo racconto, ed è lui a non volersi mischiare con quella società fatta di maschere e falsità. Ma che preferisce starsene isolato nella sua realtà, e per un certo senso, purezza.
Concludo con un mio pensiero, che secondo me i pregiudizi ci sono sempre stati, e sempre ci saranno. Quasi tutti nella vita li abbiamo subiti e altrettanto li abbiamo fatti. Come si dice: scagli la prima pietra, chi è innocente. Penso che in ogni paese, cultura o razza del mondo c'è il buono come il cattivo, il bello e il brutto. Ognuno di noi nel proprio percorso di vita avrà a che fare con persone o culture diverse, i più fortunati avranno esperienze positive, inevitabilmente altri negative, ai quali magari basterà quell'esperienza per costruirsi un'idea o un pregiudizio che magari porterà per tutta la vita. Ma ciò che bisognerebbe cambiare nelle persone è la coscienza, il senso di umanità verso il prossimo. L'indifferenza, un fenomeno che si sta divulgando sempre di più, anche verso situazioni sensibili dove bisognerebbe agire più con il cuore che con la testa.”
(V.S. 2019)
"La tematica principale è quella del razzismo (…). Un'altra tematica è il pregiudizio dato dalle classiche voci di paese, verso il vicino dei ragazzi di nome “Boo” che viene visto come un delinquente, pazzo e pericoloso ma che alla fine salverà i due bambini.
Personalmente ho un gran dispiacere a vedere che a oggi 2019 ci siano ancora problemi di razzismo, se ne vedono di tutti i colori, forse anche peggio di un tempo. Io sono una persona abbastanza aperta, anche verso persone di una altra cultura, infatti tra scuole, lavoro, amicizie e carcerazione ci sono sempre andato d'accordo, trovando anche curiosità per la cultura differente dalla mia.
Parlando di pregiudizio, lo sto vivendo in prima persona da quando sono uscito trovo la maggior parte delle persone che sanno cosa mi è successo e dove sono stato, ma che comunque non gli fa né caldo né freddo, conoscendomi da prima del reato. Mentre ogni tanto mi trovo a confronto con degli sguardi di gran pregiudizio verso di me, quasi disprezzo, o schifo ma la cosa che ho imparato a fare è di trattare loro come gli altri che non hanno problemi con me, facendo così in modo di farli, forse anche solo per un secondo, riflettere sul loro pregiudizio a parere mio ignorante.”
(Cit. L.C. 2019)