Illustrazione di MARA PETRELLA
Biografia - Mara Petrella nasce a Novara nel 1974.
Dopo aver frequentato il liceo scientifico e un anno di facoltà di Biologia all'Università degli Studi di Milano, decide finalmente di seguire la sua "vocazione" per il disegno che sente fin da piccola, e nel 1996 si diploma in ILLUSTRAZIONE alla Scuola d'Arte Applicata all'Industria del Castello Sforzesco di Milano. Iniziano, dal 2000 in poi, numerose e gratificanti collaborazioni: partecipa attivamente con la neonata rivista fumettistica "Lo Sciacallo Elettronico" disegnando alcune avventure di "Ninos Perrato", lavora alla grafica di importanti campagne pubblicitarie, esegue scenografie per spettacoli teatrali, murales e trompe l'oeil, si appassiona all'arte del mosaico, entra nel mondo dei "gessetti di strada" facendo la madonnara per diversi anni. Sempre alla ricerca di nuove tecniche pittoriche e nuovi stili da sperimentare, nel 2010 arriva all'arte del Tatuaggio e non la abbandonerà più, studiando e ottenendo nel 2018 l'attestato professionale ad Arezzo. Oggi vive in un paesino medioevale della Toscana, fa la tatuatrice e si dedica alla pittura e alla decorazione di qualsiasi superficie disegnabile.
Estratti dai commenti dei detenuti - edizione 2018 del progetto I Classici dentro e fuori il Bassone
Breve trama - clicca per accedere alla trama del libro.
"(…) Ha ragione Levi quando indica due categorie di persone: Pessimisti e Ottimisti, perché davanti alla realtà, qualunque sia, c’è chi trova il bene e chi invece si dispera e protesta … Ma Levi aggiunge anche che: “Le due classi, dei pessimisti e degli ottimisti, non sono peraltro così ben distinte” …
Questo è altrettanto vero perché l’opinione di parecchi cambia a seconda di chi hai vicino e condivide con te la sua idea, il suo parere, il suo giudizio. Anche in carcere ci sono queste divisioni: c’è chi si dispera e vede tutto nero, ossia le “persone che camminano guardandosi i piedi”, uomini che si lamentano di tutto, che gridano, che fanno autolesionismo … e chi invece si rende conto della condanna, dell’errore fatto, capisce di avere sbagliato e cerca di prendere coscienza del fatto che quella è la sua vita, la sua esperienza, con tutti i problemi vivi che ci sono, per il tempo che sarà necessario a scontare la condanna.
Sono poi le stesse persone che cercano di mantenersi uomini, dignitosi e puliti. Al contrario di quello che è accaduto nei Lager, il carcere ti permette di “lasciarti andare”, perché nessuno, ti dice nulla, o quasi … (nessuno controlla i bottoni alle giacche o se le scarpe sono lucide …). Solo un detenuto bravo, un compagno di cella amico, ha il coraggio che ha avuto il Sergente Steinlauf con Levi di sgridarlo per la sua trascuratezza, perché non devi perdere: dignità e proprietà."
(Cit. A.A. 2018)
"In quello che ci racconta Primo Levi non c’è nulla di inventato anzi è solo una minima parte di ciò che è successo fra il 1938 e il 1945 ma mica sulla luna, qui in Europa, anzi in Italia, visto che le leggi razziali sono state firmate da alcuni italiani nell’indifferenza degli italiani tutti. Già l’indifferenza, (…). Forse non ci sono più campi di sterminio ma di sicuro siamo pieni di campi di emarginazione ed è per questo che anche se sappiamo tutto sul nazismo e sulla Shoah è bene non dimenticare l’indifferenza che ha portato a tutto ciò."
(Cit. R.G. 2018)