Illustrazione di LIDO CONTEMORI
Biografia - Pubblica i primi disegni sulla rivista satirica Ca Balà nel 1975. Negli anni ottanta inizia a collaborare con vari giornali e riviste: Linus, Guerin Sportivo, Radiocorriere TV, Gazzetta dello sport. Nel 1980 comincia a pubblicare sul Satyricon, inserto settimanale de La Repubblica. Dopo dieci anni di Satyricon, sempre su Repubblica, è la volta di Mercurio, inserto culturale e poi delle illustrazioni per il Venerdì e per le pagine regionali del giornale. Ha all' attivo una decina di anni di disegni per il quotidiano ligure Il Secolo XIX. Negli anni novanta collabora con la trasmissione TV Galagoal di TMC, con Vivimilano del Corriere della Sera e con l' edizione italiana di Playboy. I suoi lavori appaiono anche su alcuni quotidiani del gruppo Espresso: Il Tirreno, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, sulla rivista letteraria Il Caffè Illustrato e sul mensile Andersen che si occupa di letteratura per ragazzi. Altre collaborazioni recenti: Il Caffè, settimanale della svizzera italiana, L' Informatore, mensile della Coop, Il Male diretto da Vauro e Vincino, Liberetà, mensile Spi CGIL, la Commissione Europea tramite la rivista online Buduàr. Ha illustrato libri per Feltrinelli, Guaraldi, Hoepli, Laterza, Donzelli. Mostre in Europa, USA, Canada e Giappone. Ha vinto il Premio Satira di Forte dei Marmi nel 1998 e Eurohumor nel 2003.
Estratti dai commenti dei detenuti - edizione 2018 del progetto I Classici dentro e fuori il Bassone
Breve trama - clicca per accedere alla trama del libro.
"(…) A proposito di Voltaire e di Candido o l’ottimismo, ma l’avete letto sto libro? È da leggere con una mano sul libro e l’altra sulle parti basse se si è un uomo. Alla faccia dell’ottimismo, vabbene che Voltaire sicuramente voleva fare dell’ironia sulla filosofia e sul genere umano, ma io invece ci vedo un racconto sicuramente grottesco ma mai più così vicino alla realtà del genere umano e dei suoi comportamenti negli anni.
Tutti i personaggi sono di una attualità e di una contemporaneità pazzesca, nell’esagerazione Voltaire ha descritto benissimo il nostro modo di vivere, le nostre paure, i nostri desideri, le nostre miserie, l’invidia, la crudeltà che è solo dell’essere umano in natura. Riesce a far passare quasi come fantasie letterarie gli stupri, gli amputamenti, le crudeltà più atroci, quando invece, se ci pensiamo, la realtà dell’uomo è molto peggio. Sono millenni che ci combattiamo tra di noi, bianchi contro neri, neri contro mulatti, mulatti contro gialli, vicini di casa contro vicini di casa, quartiere contro quartiere in una specie di eterna lotta fratricida per il nulla.
Premetto che a me il libro non è piaciuto perché mi ha indotto a pensare e io preferisco farne a meno. Però mi è piaciuta la parte finale dove alla fine Candido si rende conto che il suo dannarsi per un unico scopo e l’amore per Cunegonda non lo appagheranno più, e qui ci fa capire che per essere felici o almeno provarci bisogna diversificare i propri interessi e le proprie aspettative dalla vita, insomma bisogna trovare il coraggio di cambiare ogni tanto."
(Cit. R.G. 2018).
"Fare un commento a questo libro è stato difficile per me. Difficile perché: ammettendo che sono un uomo di fede cristiana, è molto difficile quasi impossibile mettere d’accordo la filosofia e la religione. Però il fatto che, sia la filosofia che la religione, hanno dei punti comuni, questo libro (così come altri libri filosofici che ho letto) ha messo a una dura prova la mia fede e le mie convinzioni religiose. Ho dovuto leggerlo due volte per capire un po’ di più di quello che voleva trasmettermi Voltaire. Perché a prima visto leggendo questo libro, nel senso narrativo sembra una storia grottesca, macabra e illusoria di un ragazzo che è appeso tra un mondo reale e un mondo irreale.
(…) Ma poi mi sono chiesto “Quale può essere il vero messaggio che Voltaire voleva trasmettere?” Quello che ho capito io è che lui, non racconta solo le avventure-sventure di Candido, ma fa delle riflessioni sulla morale e la verità del mondo in cui viveva! Se non lo sapevo che Voltaire ha scritto quasi trecento anni fa questo libro, potevo affermare che è stato scritto ieri o qualche anno fa. Non lo so se Voltaire era un visionario o un profeta, ma sono certo che lui ha capito quasi trecento anni fa che il mondo cambierà, sì, come progresso, tecnologia, ma come stato morale e spirituale non cambierà mai nulla!
(…) La risposta vera però, sembra che possiamo trovarla, come la trova Candido, alla fine delle sue avventure, sventure. E’ la parte del libro che (…) ha messo a dura prova la mia fede e le mie convinzioni religiose. Tutto questo perché il romanzo si chiude con la riflessione di Candido che capisce che per essere felici “dobbiamo coltivare il nostro orto!”. Cioè bisogna lavorare (…) Ma cosa è questo orto? Io penso che l’orto siamo noi stessi! Che dobbiamo lavorare dentro di noi, dobbiamo trovare la “compagnia” giusta per lavorare, perché da soli, io credo che non ce la faremo mai."
(Cit. M.D. 2018).