FINE PENA, ORA 1/1

FINE PENA, ORA 1/1

Illustrazione di NICCOLO' STORARI 

Biografia - Niccolò Storai (classe 1978) vive e lavora a Prato dove svolge le attività di disegnatore di fumetti, di cartoni animati e di educatore.
Ha pubblicato per prestigiose case editrici italiane ed estere, come animatore invece ha collaborato con vari studi di animazione tra Firenze e Milano.
Attualmente è al lavoro, come fumettista per il mercato americano ed italiano, oltre a questo sta preparando l' uscita dei suoi prossimi libri per bambini, laboratori di disegno presso varie realtà museali della Toscana ed è graphic novel senior presso la web agency Trame Digitali.

Estratti dai commenti dei detenuti - edizione 2019 del progetto I Classici dentro e fuori il Bassone

Breve tramaclicca per accedere alla trama del libro.

 

"(…) allora è inutile dirvi che qua gioco in casa, un libro che rispecchia il mio vissuto purtroppo di sofferenze e, ultimamente anche devastanti dovute alla perdita della persona che più amavo al mondo.
Ma veniamo al libro, guarda caso proprio in questi giorni si è pronunciata la corte europea affermando l'incostituzionalità dell'ergastolo ostativo, dicendo testuali parole che è disumano il fine pena mai cioè 9999. Vuol dire che il funerale te lo fanno in carcere. Ma io so qual è la vostra domanda: ma un uomo può cambiare dopo 25 anni di carcere? E io vi dico, onestamente non per tutti, dipende dalle prospettive, e un po' di fortuna di incontrare le persone giuste, di qualcuno che si accorga che esisti, allora scatta quella molla che dice ne vale la pena rimettersi in gioco. Sì, non è che risolvi tutti i tuoi problemi ma la qualità della vita cambia, eccome. Io penso che Salvatore se non avesse incontrato questo giudice si sarebbe impiccato.

E' questo che vuol dire Salvatore quando afferma che non si deve perdere mai la dignità, quella dignità, non perché sei un duro ma perché non puoi permetterti di farti logorare dal carcere. Il sistema carcerario è fatto per soffrire è inutile che ce la raccontiamo, insomma il reato l'abbiamo commesso che poi vengono lesi i propri diritti, si sa, se no terapia, mattina e sera e non ci pensi ma poi come diventi? Uno zombie e credetemi ce ne sono tanti, e quando esci? Solita vita delinquenziale, e sì non tutte le carceri sono come Bollate, dove lì veramente puoi scegliere se o non metterti in gioco, non è un caso che laddove c'è una mentalità garantista, e il detenuto si sente valorizzato, la recidiva si abbassa. Dati di fatto ma quello che mi chiedo io è perché non investire per valorizzare le persone? O poi non è detto che a tutti possa interessare reintegrarsi perché non è facile togliersi da dosso il fascino del crimine, ma andiamo oltre. Quanto è vero che quando le cose sembrano andare bene, non entrare in allarme però le ore passano presto, e certo poi rientri in cella e cala il sipario.”

(Cit. G.D.S 2018)

“Sono stato colpito in particolar modo dalla sensibilità di questo racconto che sinceramente credo che solo chi ha vissuto in maniera invasiva, a stretto contatto questa nostra realtà, possa essere in grado di descrivere e far percepire ...

Nel libro si parla di Salvatore in particolare (…) ma credo di poter parlare a nome di ogni detenuto se dico che in fine ci sentiamo un po' tutti Salvatore, in parte incastrati in un sistema giuridico che ci punisce, condanna e rinchiude in una cella, per reati di vario tipo, e fin qui è anche giusto, ma dall'altra parte siamo altresì incrostati di pregiudizi, da un mal funzionamento del sistema che anziché aprirci la porta del reinserimento sociale, lavorativo, etc, ci abbandona in delle celle anguste e sovraffollate.

Ancora più a sorprenderci sono le parole di un giudice che pensa, chi sbaglia viene condannato ed è giusto deve pagare, ma chi commette un omicidio, chi toglie una vita che senza alcun dubbio è sbagliatissimo, viene condannato all'ergastolo, fine pena mai appunto … non è più o meno la stessa cosa? Se non peggio? Chi ha ammazzato ha tolto una vita in una frazione di secondi, un giudice che condanna all'ergastolo non sta facendo la stessa cosa? Con l'aggravante della disumana sofferenza perché lo tiene vivo nella morte, lo fa vivere per rabbia e dunque senza un obbiettivo preciso, sano, se non per la vendetta perché alla fine finisci per vivere solo per un ultimo respiro che ti darà il sapore della vendetta.

(…) Ti rimane solo la resa e purtroppo a chi è stato già tolto tutto o quasi, non gli resta che una sola cosa da fare, una sola idea da portare a termine … Mi avete tolto tutto tranne che la vita, non scomodatevi ve la regalo io per mia scelta … Non serve un fine pena mai, un ergastolo per recuperare una persona, basta una giusta condanna utile a far maturare lo spirito sano che ognuno di noi ha dentro e nessuno sarà più carnefice di nessuno.”

(Cit. A.V. 2019)

“Inizierei con quanto questo libro, mi abbia fatto riflettere sul perché un giudice abbia iniziato a scrivere, a un suo condannato. Secondo me oltre al fatto che un giudice possa dare una condanna, definita da leggi, debba avere come nel nostro caso di una visione molto più ampia della persona che ha davanti, non so se mi spiego, ma per me e come nel mio caso che non sto qua a dire oggi, ci dovrebbe essere una specie di curriculum della vita di una persona oltre ai crimini commessi, non so, che vita a fatto da piccolo, se aveva i genitori, se ha subito degli abusi, in che quartiere a vissuto, che tipo di legami poteva avere, titoli di studio, lavori ecc, ecc. Da qua in poi ci dovrebbe essere un analisi psicologica del soggetto, cioè il perché sia arrivato a commettere dei crimini, così da trarne fuori la dovuta pena. Non dico giusta pena, perché non ci sarà mai una giusta pena per qualcuno, sia che il condannato, sia che sia per le vittime. Vorrei precisare che comunque uno dal momento che commette un crimine di qualsiasi tipo, HA COLPA!!!, ma non per questo debba pagare ingiustamente tutta la vita, se ad un certo punto si vede un VERO cambiamento in quella persona, dato da mesi o anni, in base alla pena inflitta, è giusto che gli si diano le possibilità, a gradini da scalare, però gli si deve dare quello spiraglio di luce, che aiuta moralmente una persona a provarci sempre di più.


Le parole CAMBIARE VITA in carcere sono molto dure, perché oltre al fatto di essere esternato dal mondo, sei proprio in quell'unico luogo, dove chi c'è li ha fatto qualcosa di male, e nell'80% dei casi, penso anche di più da mia esperienza personale, i detenuti non ci provano a cambiare, anzi architettato piani e nuovi compagni per ricommettere altri crimini una volta fuori, questo e dovuto e soprattutto e colpa del sistema, perché quell'80% di persone che vuole cambiare, sa che in carcere c'è solo l'oblio della perdizione e dell'essere ignorati sia che si faccia la strada “buona” o “cattiva”.


Vorrei dire tante altre cose sui detenuti, perché secondo me bisogna guardare in faccia la persona per capire se è pronto o no ad uscire, perché da mia esperienza personale c'è chi se la merita la galera. Dopo questo mio pugno duro con questa frase, vorrei passare al fatto che però in carcere ci deve essere l'aiuto dovuto per poter avere il cambiamento, io ho trovato subito lavoro e mi sono iscritto il secondo giorno ai vari corsi che c'erano, ma che soprattutto mi interessavano. Questo è un aspetto che spingo molto da quando sono fuori a tutte le persone con cui parlo di carcere, perché è troppo facile dire “buttate via la chiave” ma dicendo cosi si commette un crimine molto grave dal mio punto di vista, ed è quello etico, è come chiudere un circolo di moralità, non si avrà mai una svolta e una reiterazione di crimini, ci sarà sempre più rabbia e ognuno vuol fare da giudice ed esecutore.


Bisogna invece dare una luce dove c'è buio per poter capire che strada compiere, questo lo danno le volontarie che vengono a fare vari corsi, scuole e beni che arrivano dall'esterno tipo vestiario e piccoli oggetti di consumo come spazzolino dentifricio o fazzoletti di carta, tutte queste semplici cose, danno positività e speranza al recluso, testimonianza di un ragazzo straniero che non capiva, diceva che non aveva soldi per pagare dopo ha capito che erano come regalo, solo questo fa capire che semplici piccoli oggetti, che di fuori sono di poco conto, dentro non hanno prezzo, ma che ha lui gli hanno fatto scendere una lacrima e dire grazie. Ecco questa per me è il vero reinserimento verso la società, fare arrivare un piccolo gesto che può aprire il cuore del detenuto più feroce, solo così si cambiano le persone, c'è chi può dare una mano e non lo fa, invece ne vedo tanti che piuttosto di rimanere senza loro, cercano sempre di aiutare il prossimo, come sarebbe utopico farlo capire a tutti, ci sarebbe una società senza precedenti, senza ne alti ne bassi, tutti sullo stesso piano.

Bisogna trovare un modo, sistema o altro per fare in modo che tutti da bambini possano andare a scuola, perché è da li che parte tutto, bisogna investire nel futuro dei più giovani per poi dargli la possibilità di studiare dopo e trovarsi un lavoro, una persona che ha queste cose non ha bisogno di andare a commettere di diventare delinquente, più che altro trova sempre la luce accesa per poter capire quale strada scegliere, sapendosi rendere conto di dove vuole arrivare.”

(Cit. L.C. 2019)

Date

14 Gennaio 2020

Tags

Fumetti e Libri
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